mercoledì 28 marzo 2012

Too young to die, too old for rock n'roll


Grazie al governo Monti e in particolare alla ministra Fornero, ora so come definirmi: un esodato. Dal 2005 infatti, dopo la chiusura della società in cui lavoravo, non ho né stipendio né pensione, e la velocità di erosione dell'incentivo all'esodo ricevuto sta per subire un impennata grazie alle nuove tasse introdotte dal suddetto governo.
Naturalmente ho cercato un nuovo lavoro, ma - pur vantando un curriculum e degli skill invidiabili - ho dovuto rassegnarmi alla realtà: nessuno in Italia è disposto ad assumere chi ha più di 50 anni. Infine, come ultimo (in ordine di importanza) colpo alle mie speranze, per ricevere una pensione, sia pure decurtata, dovrò aspettare i 67 anni di età.
In questi anni mi sono spesso chiesto se il mio caso fosse isolato, perchè non trovavo traccia del problema sui media. Ma ogni volta che ne parlavo con amici o ex-colleghi il sospetto che il fenomeno stesse dilagando si rafforzava. Ora i nodi stanno arrivando al pettine, e pare che la massa degli esodati sia dell'ordine delle 700000 persone. Con l'Italia in piena recessione, è probabile che presto si supererà la soglia del milione.
Si potrebbero dire tante cose ai margini di questa emergenza, ma ora ne voglio registrare una sola: quello che più indigna, almeno il sottoscritto, è che a gestire la situazione e a pontificare e dare giudizi tranchant su noi poveri sudditi siano persone col culo bene al caldo che non si sognano neanche lontanamente di rinunciare ai propri privilegi e di accettare la competizione basata sul merito e le capacità personali.

martedì 3 maggio 2011

Parla come mangi - l'ultima trovata del Comune di Ferrara


Da qualche settimana nelle aree erbose circostanti le mura cittadine sono apparsi alcuni cartelli come quello fotografato, recanti la scritta: "Area inserita nel progetto pilota "Prati fioriti" per l'analisi vegetazionale delle comunità prative (lo sfalcio verrà eseguito in funzione dello stadio fenologico delle specie rilevate, per valorizzare la funzione estetico-paesaggistica degli ecosistemi prativi.)"

Per realizzare un servizio utile ai cittadini, ho deciso di rinverdire la mitica rubrica del "Male" intitolata "Parla come mangi", e di fornire ai meno attenti la traduzione in italiano corrente del cartello.

TRADUZIONE DEL CARTELLO

"Cittadini, abbiamo finito i soldi e il Comune ha un debito crescente che per fortuna dovrà essere ripianato dai vostri figli grazie alle nostre astute manovre di swap effettuate negli anni scorsi, per cui abbiamo deciso di risparmiare sullo sfalcio dell'erba. Tanto, se anche avessimo tagliato l'erba ad aprile, a giugno dovremmo intervenire ancora, quindi non lamentatevi. Ogni tanto daremo un'occhiata ai giornali per vedere se ci sono proteste, ma confidiamo nella tradizionale apatia dei ferraresi. Se riuscissimo a tirare avanti fino all'autunno, avremo risparmiato una pacca di soldi che potranno essere impiegati per pagare le consulenze come quella relativa a questo cartello inverecondo."

mercoledì 29 settembre 2010

Il cane Argo


Come contraenti del millenario patto di alleanza tra uomo e cane, noi tutti abbiamo delle responsabilità nei confronti dei nostri amici a quattro zampe. Eppure, anche quando ci sottraiamo ad esse o addirittura tradiamo il patto, i nostri alleati continuano a darci lo stesso affetto e sostegno di sempre, pronti a dare fin la vita per noi.
Mi chino sul mio cane, steso sulla branda stanco morto dopo una lunga passeggiata, e lui dà un paio di colpi di coda, poi alza una zampa a cercare il mio braccio su cui l'abbandona. E subito la mente corre ai celebri versi che l'Odissea dedica ad Argo, il cane che Ulisse aveva allevato personalmente per la caccia ma cui aveva dovuto quasi subito rinunciare per partire per la guerra di Troia.
Sono passati vent'anni e Ulisse è appena tornato a Itaca, solo e vestito come un mendicante. Nessuno lo riconosce, neppure coloro che gli erano stati più vicini. Argo, ormai vecchio e malconcio, trascurato dai servi dopo la partenza dell’eroe per Troia, giace in stato di abbandono su un mucchio di letame, ormai privo totalmente di forze. Ciononostante, il miracolo si rinnova. Ma cediamo la parola al Poeta:

Queste parole scambiavano tra loro.

E un cane, che giaceva lì, sollevò la testa e le orecchie: era Argo, il cane del valoroso Ulisse, che un tempo egli stesso aveva allevato da cucciolo, senza poterne godere perchè prima era partito per Troia.

A caccia di capre selvatiche, di cervi, di lepri lo portavano i giovani, un tempo; ma ora, partito il padrone, giaceva nell'abbandono sopra il letame dei muli e dei buoi, che davanti alle porte si ammucchiava abbondante, fino a che i servi di Ulisse lo portavano a concimare i suoi vasti terreni. Qui il cane Argo giaceva, pieno di zecche. Quando sentì che Ulisse era vicino, mosse la coda, abbassò le orecchie, ma non aveva la forza di avvicinarsigli. E Ulisse distogliendo lo sguardo si asciugava una lacrima, di nascosto da Eumeo, e gli domandava:
"Eumeo, questo cane, che giace nel letame, d'aspetto è bellissimo, ma non so se era altrettanto veloce a correre o era invece come quei cani da mensa che i padroni allevano per vanità"

Ed Eumeo il guardiano di porci rispose: "È il cane di un uomo ch'è morto lontano. Se per bellezza e vigore fosse rimasto qual'era quando Ulisse lo lasciò partendo per Troia, stupiresti al vedere la sua velocità e forza. Non una preda sfuggiva al suo inseguimento nel folto della foresta profonda, era un esperto nel fiutare le tracce. Ora la sventura l'ha colto: il padrone è morto lontano da casa, le donne non hanno cura di lui. In assenza del padrone i servi non hanno voglia di compiere il loro lavoro. Metà del suo valore toglie all'uomo Zeus, signore del tuono, quando lo rende schiavo".

Così disse ed entrò nella bella dimora, dirigendosi verso la sala, tra i nobili pretendenti.

E la morte oscura scese su Argo, non appena ebbe visto Ulisse, dopo vent'anni.

tratto dall’Odissea, libro XVII, vv 290-327, edizione BUR. La traduzione in italiano è di Maria Grazia Ciani con qualche adattamento da parte mia.

venerdì 4 giugno 2010

Un uomo e il suo cane

Jean Paul Belmondo in Un homme et son chien

Leggo dell'appello di Lino Banfi per Laura Antonelli, ora sola, malata e quasi senza mezzi di sussistenza. Il pensiero va subito alla bellezza malinconica di un tempo, sfruttata per lo più in film pruriginosi e quasi mai valorizzata nella sua fragilità d'altri tempi: una rosa antica che andava coltivata con prudenza in serra anzichè esposta alle turbolenze della mondanità ottusa e spietata d'oggi.

Laura Antonelli

Come spesso accade, a un ricordo se ne aggiunge un altro, e poi un altro ancora: dal rapido sovvenire di una fuggevole relazione tra Laura e Jean Paul Belmondo passo all'epica vicenda umana di quest'ultimo che, colto da ictus menomante, ha saputo regalarci due anni fa un messaggio umanissimo e malinconico dando il proprio volto e la propria fisicità menomata al celebre pensionato di De Sica, Umberto D. Come nel film originale, al fianco di un dolente Belmondo resta soltanto il fedelissimo cane, e immediatamente penso ai miei Artù e Ginevra, che riempiono e allietano la mia terza età appena iniziata. "Non è un Paese per vecchi", dicevano i fratelli Coen nel 2007, e forse la loro tesi di fondo (l'umanità starebbe attraversando una specie di glaciazione della ragione dovuta al dilagare irrazionale della violenza) è la più probabile. A proposito dell'originale: quando uscì Giulio Andreotti, allora sottosegretario allo Spettacolo, scrisse che De Sica stava rendendo un pessimo servizio alla sua Patria. Non vi ricorda nulla di molto più recente, questa frase?
Ad ogni buon conto, la vicenda di Umberto D. è sempre più attuale e drammatica, e non solo in Italia: la coperta corta, afferrata dalle manone robuste dei soliti noti, lascia sempre più scoperti i non-protetti della nostra società.

domenica 20 dicembre 2009

giovedì 10 settembre 2009

Un altro scherzo di fiorello


Non se ne può più... Pur di colpire l'attenzione pubblica, Fiorello ha ora valicato ogni limite, inventandosi niente meno che l'inverosimile morte di Mike Bongiorno. Naturalmente solo gli sprovveduti ci sono caduti, ma ciò è bastato per far schizzare al vertice gli indici di ascolto di qualsiasi trasmissione o articolo dedicato a Mike.
Fiorello era e rimane bravo e simpatico, ma stavolta ha esagerato. Per chi mi ha preso?

P.S. Ciao Mike, see you (later, I hope)