martedì 19 maggio 2009

Luoghi comuni: 1 - l'abito e il monaco


Questione: l’abito fa il monaco? La risposta non è così semplice come sembra suggerire il detto popolare. Intanto, occorre accordarsi sul significato di "abito". Se lo si intende come "comportamento abituale", subito sorge un'altra domanda: di chi? dell'individuo di cui si vuole determinare lo stato monacale o di tutti gli altri monaci del presente e del passato? Accantoniamo subito questo filone d'indagine, che ci porterebbe troppo lontano, e diamo ad "abito" il senso sottinteso dal detto: etichetta, immagine percepita. Il tema in politica è rilevante perché si tratta di stabilire se dietro una determinata tradizione o formazione politica si trovino alcune, predefinite, qualità morali. La politica è dominata dagli stereotipi e su queste basi si possono generare molte illusioni.
Per quale motivo, ad esempio, per anni ci si è attesa più onestà dal personale politico di area comunista rispetto a quello socialista o democristiano? Perché, ancor oggi, un affarista corrotto di sinistra fa più scalpore di un inquisito di destra?
La risposta non è facile. In realtà non esiste un’ideologia che predichi la disonestà e la corruzione. Per cui se qualcuno pensa di doversi richiamare alle ideologie per conoscere a priori il comportamento più o meno corretto di chi si proclama loro seguace sta prendendo un abbaglio. Il partito non può più, come avveniva una volta, farsi garante dei propri membri.
L’antica speranza di fondo che ci fosse chi - in nome di una ideologia di maggiore giustizia sociale (a sinistra) o di amore per la Patria e le istituzioni (a destra) - vegliava per presentare i candidati più adatti, non regge alla convulsa realtà odierna in cui non esistono più garanti autorevoli o quanto meno in grado di “coprire” un intera parte politica.
Quindi, nel caso specifico, non essendoci un partito o una coalizione che possa reclamare il monopolio della integrità morale, bisogna rassegnarsi all’idea che sono le persone ad essere oneste o meno, e oltretutto non sempre.
Per tale ragione individui tendenzialmente pronti, per caratteristiche proprie che nulla hanno a che vedere con partiti ed ideologie, all’intrallazzo e agli affari illeciti o ai piccoli soprusi, troveranno nell’ambiente politico un terreno in grado di esaltare la modalità della mancanza di scrupoli. Dobbiamo riflettere sul fatto che l’ambito del comportamento morale deve rimanere appannaggio della sfera individuale e non può essere assegnata ad un gruppo o a un partito come regola generale.

Tutto ciò, comunque, non deve rappresentare l’occasione per derubricare la gravità della pubblica corruzione e concussione e di ogni genere di abuso su base di potere, sulle note del “così fan tutti”: sarebbe un abbraccio mortale tra inquisiti di ogni colore che porterebbe definitivamente a fondo il malconcio sistema politico nazionale. Al contrario, la consapevolezza della rilevanza del comportamento individuale dovrebbe indurre i cittadini ad una maggiore attenzione e senso di responsabilità: all’interno della propria convinzione sulle finalità generali da perseguire e dunque della scelta della lista politica da votare, ognuno di noi deve farsi carico dell’onere di indicare i candidati. Ciò è particolarmente importante nel caso delle elezioni amministrative locali, dove una scelta sbagliata può comportare esiti devastanti su comunità più fragili di uno Stato. Pertanto, specialmente in città piccole e dall'amministrazione traballante come Ferrara gli elettori dovrebbero informarsi bene sui candidati prescindendo dalle appartenenze partitiche, per una giusta assunzione di responsabilità, e indicare sempre una preferenza sulla scheda del voto, finchè lo si può fare.

Troppo comodo, infatti, scaricare le responsabilità sulla fantomatica categoria dei “politici”: ladri, corrotti e compagnia bella quando il danno è stato fatto. Dimenticandosi che nessuno può occupare un posto di responsabilità senza che, all’origine, non ci sia stata una legittimazione da parte nostra. Tutto ciò appare a molti utopistico, ma in realtà può essere - solo a volerlo - terribilmente concreto. I luoghi comuni sono utili e persino piacevoli per fare due chiacchiere al bar, ma per quanto tutto ciò sia autoconsolatorio quelle lamentele al vento parlano, in realtà, di noi e della nostra passività.

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